Il senso della vita

I miei bambini hanno due passioni televisive. Una è Ben Ten (che bisogna riconoscerlo è un figo pazzesco). L’altra è Giorgie.

Giorgie è una bambina che vive nelle praterie, in una fattoria dimenticata da Dio e che ha una vita molto più eccitante della mia che pure vivo in una metropoli illuminata. Se ho ben capito Giorgie è adottata, e sta molto sulle palle alla sua madre adottiva che le vieta di andare a scuola e di sognare di avere un giorno un bel lavoro, le dice sempre che lei deve stare zitta in cucina a fare l’impasto per il pane. E senza fischiettare, ché non sta bene.

Giorgie vuole molto bene a sua madre e non la manda mai a vaffa, e poi va molto d’accordo con i fratelli che sanno che lei è adottata mentre lei ne è ignara. Probabilmente è per questo che non si accorge che entrambi i fratelli si sono presi una scuffia tremenda per lei e ogni sera buttano mazzate a qualche contadino vicino di casa che vuole allungare le mani su Giorgie.

L’altra sera finalmente abbiamo capito che la mamma adottiva di Giorgie la odia perché Giorgie è figlia di un deportato e in pratica il marito della madre adottiva è morto per salvare il padre di Giorgie (che però non si sa che fine abbia fatto). Poi io non ho più seguito la storia nei dettagli ma Leo mi ha detto “Stasera è morta Giorgie”. – “Oh perbacco, ho detto, ma morta morta?”- “Sì, morta morta.” – “Ma quindi Giorgie è finito?” – “No”, ha sospirato Leo fra il pragmatico e il rassegnato, “devono ancora morire la madre, lo zio, e i due fratelli.”

Non c’è niente da fare: è proprio ottimista di carattere.